Pensare a un’arte senza materia e senza quel “lavoro con le mani” che ha sempre contraddistinto l’artista è ancora oggi difficile. Anche le prime fotografie destarono subito l'interesse e la meraviglia dei curiosi che affollarono le sempre più frequenti dimostrazioni del procedimento. Rimasero sbalorditi dalla fedeltà dell'immagine e di come si potesse distinguere ogni minimo particolare, altri paventarono un abbandono della pittura o una drastica riduzione della sua pratica. Questo non avvenne, ma la nascita della fotografia favorì e influenzò la nascita di importanti movimenti pittorici, tra cui l’impressionismo, il cubismo e il dadaismo. Probabilmente per molto tempo ancora non si chiamerà arte, ma la rivoluzione digitale sta modificando, ancora una volta, la creazione delle immagini e la loro diffusione. L’Arte digitale, o per meglio dire la creazione di immagini in cui gli strumenti informatici hanno un peso preponderante nella realizzazione, “è una rivoluzione partita negli anni ’60 ed anche se oggi trova una suo punto di maturazione, incontra ancora grande diffidenza da parte del grande pubblico proprio in virtù del mezzo tecnologico con cui viene realizzata. E così come si credeva che la fotografia imprigionasse l’anima di colui che era ritratto, oggi si tende a credere che basti un computer a fare un bel quadro. Di fatto anche l’arte digitale affronta i temi della pittura tradizionale: si può decidere di dipingere un paesaggio a olio o fare un nudo, o dipingere un ritratto, come pure si può decidere di affrontare questi temi con l’uso di macchine fotografiche, oppure in chiave digitale. Di fatto, il computer, al pari dei pennelli e oli e delle macchine fotografiche, è solo un mezzo che l’artista utilizza per dire qualcosa. Se non si ha niente da dire, il computer, la fotocamera od il pennello restano strumenti inermi. A dettare i continui cambiamenti non sono più tavole e tele o pigmenti e leganti, oppure fotocamere con lenti di precisione, doppia esposizione, tecniche di fotomontaggio e rullini con emulsioni al nitrato d’argento, bromuro di cadmio e sovrapposizioni di gelatine per ottenere diversi colori, ma l’incessante proliferazione di nuovi hardware e software. Ovviamente questi nuovi processi di immagine impongono un nuovo modello di mercato non più basato sulla unicità e non riproducibilità dell’opera, bensì sula sua dematerializzazione e rilascio sotto forma di algoritmo (concetto) che permette, da un lato, un consumo immersivo, personalizzato e dall’altro un consumo interattivo, collettivo, condiviso e gratuito laddove la stessa opera può essere scaricata attraverso il web. Ed è proprio perché non siano mai semplici riproduzioni di immagini ma concettualmente opere uniche, che queste diventano quadri unici derivati da un file principale creato dall’artista e poi gelosamente archiviato.